domenica 13 marzo 2016

Zuppa irlandese di pesce a modo mio_ Irish seafood chowder per l'MTChallenge #55!



La strana storia della zuppa Nientescluso, cantastorie del paese di Tuttomondo

Nientescluso era una strana zuppa. Era nata con dentro tutti i pesci di tutte le acque di tutti i pianeti dell' immaginosfera.

Questo fatto le aveva creato non pochi problemi, a Mondoquì.
A farla breve, succedeva  ogni volta la stessa cosa: se qualcuno voleva una zuppa di gamberi si trovava davanti quella di polpo, se la voleva di cozze finiva per mangiarne una di scorfano.

A volte dimenticava di chiudere il coperchio e allora poteva capitarci dentro di tutto che fosse commestibile in cucina.

Le altre zuppe e i brodetti loro compagni la mantenevano ad una certa distanza convinti che avesse più di qualche rotella fuori posto. "Mondoquì segue delle regole semplicissime e logiche...perché ti ostini a non rispettarle? Capisci che lo diciamo per il tuo bene? Quel che fai non ha senso!"

Nientescluso era molto triste. Poi accadde l'imprevedibile. Nella zuppa quel giorno avrebbe dovuto esserci una gallinella di mare e invece ne saltò fuori una razza. "Se vuoi cambiare punto di vista segui la Via di Altrove e raggiungi il Cavalcavia di Tuttomondo presso il raccordo di Mondomezzo e passaci sotto".

Nientescluso riflettè rapidamente sulla questione ed in men che non si dica fu in viaggio.

Vide da lontano il Cavalcavia di Tuttomondo e si mise a correre dalla felicità, ma non appena vi entrò si accorse che il raccordo di Mondomezzo con tutto il suo traffico era sia sopra che sotto di lei, come se la Via di Altrove fosse un grande, lungo specchio. E lei stessa camminava sia a testa sopra che a testa sotto, in base al punto di vista da cui valutava la cosa.

Attraversato il sottopasso, capì definitivamente che tutto era rovesciato, perché camminava nella direzione opposta a prima, come se stesse tornando indietro....dentro di lei però una strana sensazione di leggerezza le dava la certezza di star procedendo con infallibile orientamento.

Passò la notte in una locanda della città di Qui, cullata dallo scorrere lento delle acque del fiume Lì.
L'indomani ripartì. Arrivò presso una grande distesa sabbiosa che guardava al Grande Oceano e camminò a lungo accanto alle onde, trasognata. Non capì esattamente come accadde, si trovò a chiacchierare con un nasone di nome Jo. Si presero per mano e in un attimo erano affacciati su una scogliera rosa coperta da felci di un verde accecante. Il mare cantava e la notte scendeva di nuovo. Nientescluso sapeva che qualcosa dentro di lei stava cambiando.

Quando si risvegliò era su uno dei moli di un grande porto che sembrava essere stato costruito sulla punta del mondo. Si fermò a fare amicizia in un'osteria lì vicino e riconobbe Bimbiribella, l'unica abitante di Mondoquì che mai aveva protestato per la mancanza di autocontrollo di Nientescluso, anzi, la trovava geniale.
Bimbiribella le disse di guardarsi dentro e cercare il suo mondo reale. Solo così avrebbe potuto capire se stessa e andare in cerca della felicità.

Nientescluso sbirciò nella sua ciotola traboccante e tutto cominciò a scorrere alla velocità della luce, risucchiandola. 

In principio finì sulla testa di uno strano tizio di nome Ho.
Poi in mezzo all'erica su un altissimo precipizio battuto dal vento in tempesta. 
Partecipò ad un falò sotto un arco di sabbia e si riposò sotto una cupola di stelle cadenti. Ancora, si trovò a saltellare su una spiaggia di cubi di roccia neri...e per poco non cadeva giù da quel ponte di corda sospeso in mezzo alle onde del mare comparso all'improvviso sotto i suoi piedi. 

E vide chiaramente e comprese. 

L'intera vita era UNA QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA, come la geografia.
Mondoquì e Mondolì erano solo due facce dello stesso paese di Tuttomondo.

Ma solo chi fosse riuscito ad ascoltare avrebbe potuto vedere. Ed ammettere che quello che vedeva esisteva per davvero.
Fu così che Nientescluso decise di tornare a fare la Zuppa, ma in modo del tutto nuovo e speciale: con le sue bizzarrie avrebbe raccontato agli abitanti di Mondoquì l'emozione del viaggio e a quelli di Mondolì quanto è facile smarrirsi. 



 _____________ 


Io tra tutti i pesci del mondo ci sono nata. 
Il nostro ospedale si trova accanto al faro, proprio sul mare. E quel giorno nevicava. 

Ah, le mani di mia madre. Ogni volta sembrano uscire da un quadro. Davanti al pesce si muovono veloci, con una naturalezza che penseresti abbia fatto sempre gli stessi gesti per tutta una vita. E per quelle precedenti. E così che ricordo il roteare di mani antiche attorno al cibo, attorno alla vita, attorno alla loro stessa essenza.

Annamaria è una cuoca straordinaria. Ma il suo broeto mi ha costretto a ripercorrere Tutto. Io che con la zuppa di pesce ci son venuta su. Quella zuppa in cui si mette tutto senza sfilettare, secondo i pesci che si hanno, e per la quale proprio a togliere tutte le spine non ci si pensa neanche. 

CHE LE SPINE, SE NON TI AMMAZZANO, TI NUTRONO.

Napoli. Si, il profumo per le vie di Napoli la Domenica mattina.
L'avete mai sentito di questi periodi?
O vi siete limitati a visitarla sotto Natale per ammirare i presepi di via San Gregorio Armeno?
Attenti, ché il profumo di polpo affogato o quello del sughetto di vongole potrebbe stordirvi...
Il ventre di Napoli, la mia seconda casa...

Perché poi non andare a fare una paseggiatina sul porto di Cherbourg-Octeville, in mamma Normandia? Qualche piccola locanda vi attende anche alle dieci di sera, con le moules à la crème più buone del mondo, un boccale di sidro e la tarte tatin migliore che abbiate mai mangiato.

E poi c'è lei, la Mia Isola. Eire.
La mia terza casa, l'humus della rinascita.
ENTRARE IN UN PICCOLO PUB E PUZZARE DI ZUPPA DI PESCE PER UNA SETTIMANA.

Penso avessi all'incirca tre anni quando mio padre mi regalò la prima canna da pesca. 
Ce l'ho ancora. 
Di quelle piccole, adatte ad un bambino. 
Sulla Sila andavamo a pescare le trote, sul porto di Sapri o in barca i piccoli abitanti del nostro mare.
Allora, senza paura e senza remore amavo acchiappare anche le meduse, col retino. 
Si, proprio loro, quelle trasparenti, che erano le creature più affascinanti e straordinarie della natura.

Molte mani sono lontane dal mio corpo. Ma non dalla mia anima.
E mi son venute a cercare in Eire.


Un regalo straordinario per la festa della donna. Il mio regalo, dal mio papà. 
"Pesce, quello che vuoi. C'è...cosa preferisci?"

Ho pensato ad Eire, e ho scelto salmone e merluzzo.
Ho pensato alle coste di Bretagna e Normandia, e ho scelto le cozze.
Ho pensato a Napoli, e ho scelto le vongole veraci.
Infine, ho pensato alle mani di mia madre, a tutte le mie mani che non sono più e a quello che sono. E ho scelto il pesce di tutti i mari, quello che ci raccorda tutti, la pezzogna e i gamberetti.
I tartufi li ha scelti papà :)

Alla fine, i gamberetti non li ho più utilizzati per la zuppa, ma non importa.
 


Chowder in inglese vuol dire zuppa di pesce. Seafood, ovviamente, frutti di mare.
La seafood chowder in Irlanda la troverete dappertutto, in ogni buon pub, soprattutto al mare.
Mi ripeto, se vi trovate a Dublino, andate a Bray...o ad Howth. Sapevate che ad Howth il più vecchio Fish&Chips è stato aperto da immigrati italiani?

E poi si, ha ragione Annamaria: le zuppe prima si confezionavano con i pani duri o le gallette, anche la chowder. Anche se io l'ho accompagnata con del semplice pane nero della mia terra natale. Go on.

Le zuppette di pesce erano i pasti dei marinai. E dei poveri.
Si può presumere che la parola chowder derivi dal francese chaudière, ovvero calderone.
Come analogamente, moùle in francese vuol dire pentola oppure cozza, e in inglese cozza si dice mussel. Insomma, un unico caos.
Forse dovremmo partire dai celti, o forse da qualche marinaio francese. 
La cosa non è chiara. 
Sta di fatto che i piatti del Nord della Francia e quelli anglosassoni si assomigliano per molti versi.
La parola chowder individua una zuppa fatta con pesce, patate e cipolle. Ovviamente c'è del buon burro. Anche se magari qualcuno non potrà essere meno d'accordo sul burro col pesce.
Ma, ecco cosa vi dico: se non l'avete mai mangiata è ora di provarla.
Che andiate in Irlanda o che rimaniate a casa, datele una chance.
Magari sarà come per Nientescluso, vi riporterà nella vostra vera casa...

Ah, e non dimenticatevi la carne, né "quel che" di affumicato, né il salmone. O non otterrete alcun effetto magamagico!

E con questa ricetta partecipo all'MTChallege di Marzo 2016!


http://www.mtchallenge.it/2016/03/mtc-n-55-la-ricetta-della-sfida.html

Irish seafood chowder a modo mio

(dosi per  4 persone)

1 pezzogna da circa 400 g
300 g di filetti di merluzzo freschi e già puliti
350 g di salmone fresco in tranci
500 g tra cozze, vongole veraci e tartufi di mare
50 g di pancetta affumicata a cubetti
400 g di  patate, pesate con la buccia
100 g di piselli novelli freschi, al netto dei baccelli
1 carota media
1 costa di sedano con le sue foglie
7 cipollotti bianchi freschi interi
150 ml di panna fresca
100 ml di vino bianco da tavola
1,5 l di acqua fredda
20 g di burro
3 cucchiai di olio evo
5 chiodi di garofano interi
un pizzico di noce moscata in polvere
3 rametti di timo fresco
sale e pepe q.b.
prezzemolo tritato q.b.



Puliamo le cozze, eliminiamo le barbe e lasciamole in acqua fredda e sale con le vongole e i tartufi.
Evisceriamo e puliamo la pezzogna [1]. Con l'aiuto di un coltello a lama liscia affilatissimo sfilettiamola e teniamone da parte la carcassa, pelle compresa [2 e 3].
Puliamo i tranci di salmone: tagliamo via la pelle la pelle (che non useremo), eliminiamo il grasso e la lisca centrale e mettiamole da parte insieme ai resti della pezzogna [4]. Poi, tastando delicatamente la carne, individuiamo e tiriamo fuori tutte le spine con l'aiuto di una pinzetta.
Saliamo leggermente i filetti e mettiamoli in un vassoio coperti con pellicola alimentare, quindi in frigorifero.
Scaldiamo due cucchiai di olio evo in una pentola, uniamo i resti del pesce appena pulito e facciamo rosolare bene [5] .
Aggiungiamo due cipollotti (foglie comprese, regalano un aroma incredibile!), la carota precedentemente pelata e lavata e la costa di sedano con le sue foglie, tutto a pezzettoni.
Tuffiamo anche i chiodi di garofano, profumiamo con pepe e noce moscata, saliamo leggermente. 
A questo punto uniamo tutta l'acqua fredda e portiamo ad ebollizione [6]. Lasciamo sobollire parzialmente coperto a fuoco bassissimo per circa 45 minuti, o finché il brodo si sarà ridotto alla metà.
Allontaniamo dal fuoco, filtriamo e teniamo in caldo [7] .
Sbucciamo le patate, tagliamole a dadini e sciacquiamole a lungo sotto l'acqua affinché perdano l'amido.
Tritiamo finemente i cinque cipollotti rimasti [8].
In un tegame a fondo spesso e bordi alti sciogliamo il burro insieme al restante cucchiaio di olio evo, uniamo i cipollotti e facciamo andare coperto finché saranno diventati trasparenti.
Aggiungiamo la pancetta [9] e i piselli, rosoliamo e sfumiamo col vino bianco.
Uniamo le patate, diamo un'energica mescolata [10] e copriamo col brodo preparato [11].
Lasciamo cuocere finché le patate saranno cotte ma ancora sode (ci vorranno circa 15-20 minuti). 
Nel frattempo sciacquiamo ben ben i frutti di mare sotto l'acqua corrente [12] Riprendiamo i filetti di pesce e tagliamoli a cubetti di circa 2 cm di lato [13] .
Trascorso il tempo, uniamo le sole foglioline sbriciolate del timo e i cubotti di pesce alla zuppa e lasciamo cuocere per qualche minuto, finché saranno appena cotti [14]. Uniamo anche i frutti di mare e lasciamo che si aprano [15].
Spegniamo la fiamma e aggiungiamo la panna fresca e un pizzichino di sale [16].
Maciniamovi su abbondante pepe, rimestiamo molto delicatamente il tutto, copriamo e lasciamo riposare per una decina di minuti prima di servire la zuppa in piatti riscaldati cosparsa di prezzemolo tritato accompagnata da tocchetti di pane nero.






"May the road rise to meet you, may the wind be always at your back, may the sun shine warm upon your face, and the rains fall soft upon your fields and, until we meet again, may God hold you in the palm of His hand" 

(San Patrizio, Patrono d'Irlanda, Benedizione del viaggiatore)

19 commenti:

  1. Ma come ho potuto perdermi questo blog? Mi sono incantata con la tua favola, mi sono persa a leggere racconti di vita familiare, riflessioni serie sul presente, descrizioni accurate e precise. Coinvolgente, bellissimo, e la tua chowder è superlativa!

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  2. Grazie per le tue parole! Credo che cucinare sia un modo unico di dare amore e di metterci in contatto con noi stessi, anche quando questo significa trovarci dinanzi ai nostri limiti. Sono contenta che la chowder ti sia piaciuta!

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  3. La tua creatività è affascinante! passo da qui oggi per la prima volta grazie a Mtc...non so che dire se non complimenti e in bocca al lupo...quelli che ci racconti è una grande verità, cambiare punto di vista sulle cose, le fa apprezzare fino in fondo.

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    1. Grazie! Spesso ci sentiamo come dei massi pesantissimi e pensiamo di non aver nessuna possibilità di movimento. Ma se guardiamo bene, ecco, tutto gira intorno a noi e noi intorno al tutto, ragion per cui siamo sempre in viaggio, anche se il più delle volte non ce ne rendiamo conto ;)

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  4. Buona, buona, buonissima!!! Ricca, nutriente, sostanziosa... ho una gran voglia di averne davanti un piatto!!!

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    1. Il tuo apprezzamento mi rende felicissima :)))

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  5. Non ero mai passata di qui, ma "mappete che brava che sei!!!" La tua favola l'ho letta ad alta voce al mio secondogenito, è rimasto incantato come me : bocca aperta e occhi spalancati! In realtà io ho avuto questa espressione dopo aver letto anche la ricetta!!!! Bravissima!

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    1. Ecco, ora ho un gran bel sorriso inebetito stampato in faccia!
      Normalmente i miei pensieri vengon su a storie e illustrazioni, ma non avevo mai provato a "raccontarli" a modo loro! Questa volta non riuscivo a scrivere nulla, così ho "raccontato". E poi è venuto anche il resto!
      Che fosse arrivato il momento di cambiare punto di vista??

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  6. Cara Teresa, non so da dove cominciare perché sono ancora sotto l'incantesimo di Tuttomondo. Ho letto senza perdere una sola parola di questo magnifico post, inebriandomi della tua fantasia, commuovendomi per i tuoi ricordi e sentendo l'emozione galoppare quando citi l'Irlanda, che esattamente un anno fa in questi giorni mi abbracciava e che mi manca come non mai. La migliore zuppa di pesce l'ho mangiata a Galway, in un cottage sperduto dal tetto touch e difficilmente si dimentica quel sapore. La tua zuppa è un viaggio intorno al mondo e credo che farai molti prigionieri con questa ricetta. Anna Maria ne sarà incanta come lo sono io. Davvero davvero straordinaria. Un abbraccio, Pat

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    1. C'è voluto un po' di tempo per rispondere ad un commento così, considerata la persona da cui proviene. Ti dico che sono innamorata. E che solo l'amore può rispondere a certi intorrogativi. E lo farà in maniera del tutto irrazionale, come è naturale che sia. Perché quando si è immersi in qualcosa la si può stranamente raccontare con una parzialità decisamente franca. E del tutto sincera. Un immenso GRAZIE! (la chiamavano) Teresina

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  7. E io pure, sono senza parole.
    E lo sono per la scrittura, per la bravura, per la precisione che si nasconde dietro la tua creatività, per una filologia del testo e del piatto che non conosce sbavature, come la scia di una barca che solca il mare, sicura di raggiungere la sua meta. Come Patti, ti dico che Annamaria resterà incantata e rapita da questo post:di mio ci aggiungo che ho tenuto una canna in mano,, ancor prima che una penna-e che a mettercela è stato il mio papà. E che Cray è la baia delle grigliate più pioniere e più romantiche che siano rimaste impresse nella mia memoria di viaggiatrice. E il resto, lo lascio nel non detto, per timore di rovinare la magia che hai saputo evocare con una partecipazione che lascerà il segno. Eccezionale.

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    1. Non ti ho mai visto. Eppure ti ho immaginata. Ho immaginato un'altra piccola me accanto...al di fuori di qualunque ragionevole parametro spazio-temporale

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  8. che capolavoro di ricetta!!!
    Come diceva un noto comico... piatto ricco mi ci ficco! ;)

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  9. Una deliziosa raccontastorie che unitamente a questa proposta fa volare con la fantasia. Complimenti!

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  10. Come per tutti i post partecipanti ho letto prima la ricetta, così da capire cosa bolle in pentola. Poi mi sono seduta a tavola. E la zuppa che ho assaggiato mi è piaciuta molto. Poi ho letto la risposta alla mia domanda ovvero "la differenza" ed ho immediatamente pensato ai 6 gradi di separazione: Jo il nasone (sono nata il giorno di San Giuseppe e il mio profilo è "importante"), Napoli, la città d'origine di mio papà e della sua famiglia, e naturalmente la penna che hai saputo usare sapientemente come hai fatto con gli strumenti di cucina. Pina sta già preparando lo zaino per Tuttomondo e mi ha detto che si troverà bene, visto che è cresciuta a pane e spine. Ti abbraccio.

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    1. Cara Annamaria, rispondo solo ora perché il tuo commento meritava una riflessione in più che, negli ultimi giorni, tra influenza, lavoro e famiglia non sono stata in grado di fare.
      In primo luogo sono stra-felice che tu abbia apprezzato la ricetta, poiché un po' fuori dal coro e probabilmente non contemplata nella tua idea iniziale.
      Poi, devo ringraziarti per aver proposto questo tema, poiché questa stessa scelta è parte della risposta alla tua domanda.
      Infine, le tue considerazioni sulla "differenza":se da un lato mi hanno colpito profondamente,dall'altro mi sono apparse del tutto conseguenziali al fatto di aver lanciato esattamente la sfida che hai lanciato e a quello che affrontarla ha significato per me in termini emozionali e introspettivi.
      E (per tutti i folletti!), a ben pensarci, questo mio intervento è solo un ulteriore conferma di quanto già trapela dal post. Forse il mondo è davvero tanto piccolo quanto più si riescono a condividere pensieri, sensazioni ed esperienze...o forse è così piccolo perché quella "base comune" è più grande e forte di quanto ci riesca percepirla! Ti abbraccio.

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